di Laura Tegliai
“….è dal 2007 che vengo all’Ossario di Prima Porta, ho un giovane della famiglia qui, che ha voluto essere cremato. Ogni volta è una fitta al cuore, la fatiscenza di questo luogo di riposo offende la dignità della vita e della morte”
Così ci scrive una lettrice, a ridosso dei giorni celebrativi dei defunti, quei giorni in cui tutti vanno a rendere omaggio alla memoria dei propri cari, fosse anche l’unica volta dell’anno.
E così, girando per i viali alberati, accesi dai colori autunnali, sfilano quelle criticità piccole e grandi, note solo a chi frequenta questi luoghi.
Muretti di contenimento crollati, resti di alberi tagliati, bagni inagibili, muri di recinzione da sistemare, orti selvaggi a ridosso, carcasse di motorini e sacchetti di rifiuti buttati un po qua e un po’ la, poi lui: L’Ossario in tutta la sua grigia bruttezza da eco mostro anni ‘70, aggravata dai tondini di cemento armato di coperture e parapetti, arrugginiti a vista, infiltrazioni dai soffitti con relativi allagamenti durante le piogge, che a dirla tutta non accade solo qui… e poi pavimentazione disconnessa a rischio crollo, porte a vetri e finestre mai lavate con ragnatele decennali.
E poi la novità: i cestini per i rifiuti, differenziati, al posto dei grandi contenitori di qualche mese fa. Ma perché? A che servono cestini così piccoli che son già pieni con la pulizia di 10 tombe?
Il cimitero Flaminio è considerato capolavoro di architettura cimiteriale, il più grande d’Italia per i suoi 140 ettari di estensione. Manutenerlo in tempo reale è sicuramente impegnativo e non ci aspetteremmo tanto, ma le ragnatele da 10 anni sulla stessa finestra forse anche si…