Niente blocco della circolazione oggi, a Roma: rinviato al 26 febbraio per favorire la campagna elettorale per l’elezione del nuovo presidente della nostra Regione (12 e 13 p.v.).

In compenso, oggi entriamo nel periodo clou del Carnevale. Quello chiassoso e colorato, il più caro ai bambini (e non solo) che finalmente possono sfoggiare la mascherina preparata per l’occasione. Ancora due settimane e archivieremo anche  frappe e castagnole.

Secondo il calendario cristiano, il Carnevale (dal latino “carnem levare”, letteralmente “privarsi della carne”, a indicare l’ultimo banchetto che, come voleva la tradizione, si teneva il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri, ossia il Martedì Grasso) inizia subito dopo l’Epifania ma è calcolato in base alle date della Pasqua in modo da terminare con l’inizio della Quaresima (quaranta giorni prima di Pasqua).

La festa variopinta, celebrata con grandi preparativi a Venezia come a Viareggio, per non citare i festeggiamenti preparati con tanto ardore che Rio de Janeiro agli inizi della colonizzazione ha mutuato dai portoghesi, termina quindi il 21 febbraio. Il giorno successivo è destinato alla penitenza con l’imposizione delle ceneri secondo il rito romano. Il rito ambrosiano prevede invece la fine del Carnevale il sabato successivo, 25 febbraio, vigilia della prima domenica di Quaresima.

Se vogliano ricercare le origini di questa dobbiamo andare molto indietro nei tempi: già gli Antichi Egizi, infatti, onoravano la dea Iside con feste in maschera. Ma la pratica del travestimento risale al Paleolitico, quando, in occasione dei riti magici, gli stregoni si adornavano di piume e sonagli e si coprivano il volto con maschere dipinte dall’aspetto terrificante per scacciare gli spiriti maligni. In età romana l’uso delle maschere era legato ai Baccanali, le feste in onore di Bacco, che animavano le strade, tra fiumi di vino e danze, mentre il passaggio dall’inverno alla primavera veniva celebrato di notte con i festeggiamenti di Cerere e Proserpina, che univano giovani e vecchi, nobili e plebei, nella commemorazione della vicenda della fanciulla rapita da Plutone, che la madre, dea del grano, cerca invano finché, spinto a pietà, Giove concede di farla ritornare sulla terra per sei mesi all’anno. Dalla leggenda del ratto di Proserpina deriva il ciclo delle stagioni, festeggiato con processioni per le vie alla luce di fiaccole e torce. Al passaggio delle stagioni erano legati anche i Saturnalia, le feste sacre a Saturno, che si celebravano in marzo e dicembre per sette giorni, durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, mentre un “Re della Festa”, eletto dal popolo, si occupava dei giochi nelle piazze e degli spettacoli dei gladiatori.

Il tema del rovesciamento, delle maschere dietro cui nascondersi e assumere per una volta sembianze diverse, è rimasto nello spirito del Carnevale, anche se nel corso dei secoli e in realtà geografiche diverse, questa festa si è arricchita di sfumature sempre nuove.

Quel che è certo è che i più giovani anche quest’anno lo celebreranno indossando i panni dei loro supereroi o le più tradizionali mascherine.

E cosa c’è di meglio di un po’ di allegria e di colore dopo il lungo periodo della pandemia che invece di renderci migliori, come qualcuno aveva auspicato, è riuscito per molti a rafforzare paure, diffidenza e individualismo?

©Alessandra Binazzi per ZonaRomaNord