Porta tra l’inverno e l’imminente primavera, il mese di febbraio era legato nell’antica Roma ai riti di purificazione in vista del risveglio della natura – non a caso il suo nome deriva da “februare” che in latino significa appunto purificare, espiare. Fiaccole e ceri accesi erano ingredienti immancabili delle celebrazioni dedicate a Giunone Februata o a Fauno Luperco, titolare degli antichissimi Lupercali. A ereditarne la tradizione, rivestita di un nuovo significato, fu poi la festa della Candelora che, per la religione cristiana, ricorda la presentazione di Gesù al tempio e la purificazione della Vergine (per la legge ebraica, le donne erano considerate impure per 40 giorni dopo il parto). Nei tempi più antichi, i fedeli si radunavano alle prime luci dell’alba del 2 febbraio nel Foro, raggiungendo poi in processione la basilica di Santa Maria Maggiore: qui venivano benedetti i ceri, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”. A partire dal Cinquecento, a occuparsi della Candelora fu soprattutto la confraternita della chiesa di Santa Maria dell’Orto, a Trastevere, considerata a tutti gli effetti la chiesa del fiume poiché ancora non separata dal Tevere dall’edificio del San Michele. A essa facevano quindi capo tutte corporazioni legate alle acque – mercanti, molinari, scaricatori e doganieri, oltre naturalmente agli equipaggi dei battelli e dei navigli – che ricevevano in questa occasione ceri benedetti da accendere in caso di pericolo, malattia, temporali e tempeste. L’antica tradizione della “Canderola dei Fiumaroli” è stata ripristinata dall’arciconfraternita nel 1983: nella domenica più vicina al 2 febbraio, le candele benedette vengono distribuite ai fedeli e a tutti coloro che vivono e lavorano sul Tevere, dai marinari agli sportivi dei circoli nautici.

Roma Nord, 81enne investe 88enne alla Camilluccia
Un nuovo dramma si è consumato sulle strade, questa volta nella zona tra Camilluccia e via Cortina D’Ampezzo, appena fuori la Galleria Giovanni XXIII.