“Chiudere il ciclo dei rifiuti nel proprio territorio, secondo i principi della prossimità, dell’autosufficienza e soprattutto con impianti pubblici, vuol dire far uscire Roma da un’emergenza conclamata da anni, ma vuol dire anche una battaglia per la difesa della legalità in città.
Bisogna superare una volta per tutte il cronico deficit impiantistico che da anni costringe Roma a trasportare altrove, fuori regione o addirittura all’estero, enormi quantità dei suoi rifiuti con costi altissimi, sia economici che ambientali.
Una situazione malata e ad alto rischio, che noi vogliamo risanare.
L’incendio del TMB di Malagrotta 2 del 15 giugno scorso è l’ennesimo incidente che ha rigettato la città in piena emergenza, costringendola all’affannosa ricerca di altri impianti dove conferire la propria spazzatura.
Le cause del rogo sono in corso di accertamento da parte della Magistratura, ma c’è da pensare.
E’ il terzo incidente di questo tipo negli ultimi 5 anni, e due degli impianti coinvolti sono andati completamente distrutti.
Come afferma il Focus Mafie e Rifiuti della D.I.A. contenuto nella Relazione semestrale al Parlamento Italiano 2019, e come ha ribadito il Prefetto di Roma in una sua recente intervista ad uno dei principali quotidiani romani, esiste un rischio molto alto di infiltrazioni della malavita nelle filiere del business dei rifiuti, soprattutto nel settore del trasporto, perché molto remunerativo.
Lo stesso concetto viene ripreso dal Commissario Straordinario Generale Giuseppe Vadalà, nominato dal Governo per sovraintendere alle operazioni di bonifica della discarica di Malagrotta, come riportato dalla stampa.
C’è chi sull’emergenza e sul mantenimento dello status quo fa grandi profitti, ed è per questo che troviamo grandi resistenze rispetto al nostro obiettivo.
Questo circuito deve essere spazzato via, se vogliamo restituire a Roma la sua dimensione di capitale europea.”
Cosí l’’assessore all’ambiente del Comune di Roma

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