Rifiuti, la TARI torna nelle tasche dei romani

di Alessandra Binazzi

I disservizi di Comune e AMA nella raccolta e nell’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti costerà alle casse capitoline la restituzione della Tari ai cittadini di Settebagni.

Questa la decisione della Corte di Giustizia Tributaria di Roma che costituisce un precedente anche per altri quartieri, quasi tutti,  soffocati dalla moltitudine di sacchetti che negli appositi contenitori non trovano spazio.

La ragione è dunque dalla parte di quei 40 residenti di Settebagni che già cinque alla fa hanno iniziato la loro battaglia legale chiedendo uno sconto per un servizio non usufruito negli anni 2017-2018.

Nel febbraio 2020 la Commissione Tributaria aveva già accordato un rimborso del 20%. Ma del ricorso alla sentenza il Campidoglio ha sostenuto che i disservizi e i ritardi nella raccolta erano da addebitarsi esclusivamente al comportamento poco virtuoso dei cittadini. Ora la sentenza n. 5913/2022, confermando l’inefficienza del Campidoglio e stabilendo per i cittadini ricorrenti il rimborso dell’80% del tributo comunale (TARI) destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che è “dovuto da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi”. Ora Roma Capitale ha 120 giorni di tempo per risarcire i ricorrenti.


La sentenza può fare da apripista ad altri ricorsi di altri quartieri. E per la vittoria in giudizio è stato determinante l’uso dell’app Junker che ha fotografato i disservizi archiviando le immagini geolocalizzate in un server certificato Iso, che fornisce informazioni inalterabili quanto a date orari e luoghi, tutti elementi che hanno permesso ai ricorrenti di Settebagni di riferirsi all’app come prova inconfutabile dei disservizi. In pratica, le immagini catturate dai cittadini hanno assunto in questo caso valore probatorio.

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