Scuola: la rivoluzione (sperata) dei tutor

Novità per il prossimo 2023/24 per gli studenti che sono indietro e per quelli che si annoiano

Primo piano sulla scuola in questo scorcio di fine gennaio, nell’approssimarsi della chiusura dei quadrimestri e delle iscrizioni online per le prime classi delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado.

Fin qui nulla di nuovo, ma ci sono novità per l’anno scolastico 2023/24. E’ prevista infatti l’introduzione di una nuova figura, il docente-tutor: guiderà gli studenti di medie e licei e li  traghetterà verso scelte scolastiche più consapevoli.

In un certo senso è la maieutica di Socrate, l’arte del filosofo greco che con i suoi discorsi non intendeva insegnare nulla che chi ascoltava già non sapesse, convinto com’era che la verità risiede nell’animo di ognuno. Ne risulta ovvio l’insegnamento pedagogico: maturare una coscienza autonomamente, scovare le proprie personali inclinazioni.

I nuovi insegnanti tutor rappresentano una “prima grande riforma” fortemente voluta dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ne parlava già nel suo libro “E’ l’Italia che vogliamo”, raccolta di ricette possibili per rendere l’Italia un paese migliore. Questa nuova figura avrà il compito di seguire gli alunni e combattere la dispersione scolastica che in Italia è tra le più alte d’Europa.

In una società dove il livello di istruzione è sempre più importante per l’accesso al lavoro, e quindi anche per evitare il rischio di esclusione sociale, il contrasto all’abbandono scolastico precoce rappresenta un obiettivo centrale. Per questo motivo già nell’ambito dell’agenda 2020 l’Unione europea aveva fissato come target che i giovani europei tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) fossero meno del 10% del totale. Percentuale distante dalla nostra ancora troppo alta – sfiora il 13% con tre regioni che superano il 15% – aggravata ulteriormente dalla pandemia da Covid19.

“A loro (i tutor, ndr) – chiarisce il ministro- spetterà il compito sia di farsi carico del recupero di quei ragazzi che hanno più difficoltà, sia di quelli che in classe si annoiano perché sono più avanti negli apprendimenti e hanno necessità di accelerare”. 


Secondo il modello ideato dal ministro, non saranno docenti di grado superiore agli altri. “Il tutor non sarà un collega gerarchicamente sovraordinato – assicura Valditara – ma un collega che lavorerà in una logica di team e dovrà occuparsi del coordinamento delle strategie di personalizzazione dell’insegnamento”. 

A questo progetto i professori aderiranno su base volontaria, frequenteranno corsi di formazione gratuiti, in particolare in ambito psicologico e pedagogico, con spesa a carico del ministero.  È ovvio, comunque, che saranno pagati di più avendo una formazione maggiore e avendo anche un’attività ulteriore rispetto a quella degli altri colleghi.

Si comincia così a introdurre, pur faticosamente, quella distinzione fra insegnanti legata al merito, alle capacità e all’impegno, di cui tanto si parla e cui tanto si oppongono, pregiudizialmente, i sindacati.

© Alessandra Binazzi per ZonaRomaNord